Sono decenni che studio le lingue straniere. E non è che abbia avuto un motivo particolare che mi ha fatto decidere di fare lingue alle superiori. Probabilmente andai molto per esclusione. In matematica andavo bene, ma non mi veniva naturale e mi faceva paura (quindi liceo scientifico scartato). Per quanto riguarda le materie tecniche mi ricordo che il prof di tecnica diceva che non ero abbastanza precisa a tracciare le linee sul foglio senza inzozzare il resto con gli strascichi grigi della matita. Poi erano una palla i disegni tecnici, per una poco precisa come me. E diciamocelo, non è che mi venisse naturale nemmeno la passione per gli altiforni o le bielle e le manovelle (quindi ITIS scartato). In arte andavo bene e mi piaceva anche disegnare, ma penso che se avessi scelto l’istituto d’arte la mia famiglia temeva che sarei diventata troppo “alternativa” e mi sarei fatta piercing o tatuaggi – che non approvavano. Alla fine il classico sembrava l’unica opzione, nonostante a me di imparare latino e greco non interessasse granché. Quindi si presentò l’occasione di iscriversi al liceo classico ad indirizzo linguistico, dove in pratica si facevano tutte le materie del classico, ECCETTO il greco. E il latino era più semplice. In compenso c’erano inglese, francese e tedesco.

Alle medie l’inglese mi piaceva molto, soprattutto perché mi serviva per capire qualche pezzo di canzoni che ascoltavo, quindi decisi per quella strada. Si rivelò una scelta azzeccata direi, perché oltre ad andare molto bene in inglese ero fra le prime della classe anche in Francese e Tedesco e mi piaceva la cosa. Poi le lingue straniere mi permettevano di andare all’estero ogni estate (cosa che grazie ai sacrifici dei miei genitori ho potuto fare da quando avevo 15 anni), per fare corsi di lingua in Francia, Inghilterra e poi Germania e anche lì avevo un’ottima scusa per scappare un po’ dal quotidiano, conoscere tanti ragazzi di altri paesi e viaggiare.

All’epoca (anni ’90) esistevano le lettere, e mi ricordo che tenevo allenate le lingue scrivendo ai vari amici che vivevano all’estero. Che meraviglia era aspettare che arrivassero le lettere coi quelle buste colorate, quei francobolli diversi e quel tesoro prezioso che contenevano! Aprirle era sempre una grande emozione, come anche leggerle, fantasticare sulle vite dei miei amici lontani e vedere le loro foto. Le generazioni di adesso non sanno cosa si perdono, abituati ad avere tutto in pochi secondi e a portata di app. Ok ora sembro veramente anziana da come parlo…ma in 20/25 anni sono cambiate così tante cose che mi sembra di aver vissuto in chissà quale epoca!

Ma torniamo alle lingue straniere.

Premetto che io detesto il perfezionismo, sono fondamentalmente pigra e se posso fare qualcosa trovando strade più semplici lo faccio. Il fatto di aspirare a voti alti alle superiori era più che per me, per la mia famiglia, nonni compresi, che ci teneva tanto che andassi bene a scuola. Così mi impegnavo e andavo bene, tanto che alla maturità sono uscita con 100. Ovviamente mi sentivo una dea, e anche molto intelligente, una di quelle persone che pensavano che bastasse poco per ottenere tutto.

Quanto mi sbagliavo!

Arriva la scelta dell’università: volevo fare scienze, anzi biologia, perché le materie scientifiche mi piacevano molto. La mia idea era quella di diventare magari biologa o etologa e vivere all’estero, usando le lingue. Perché per me le lingue fini a se stesse non avevano senso, tanto non volevo insegnarle, né volevo fare la linguista. Erano solo uno strumento utile per la vita all’estero che volevo pianificare. Decisa su biologia, andai a parlare col rettore a Bologna, il quale mi disse di pensarci bene perché non avevo fatto una scuola scientifica e magari sarebbe stata tosta per me.

Tornata a casa mi trovai nello sconforto più totale perché non sapevo cosa fare. Poi i miei mi consigliarono di provare l’esame alla scuola interpreti, visto che era la più importante di Italia, insieme con Trieste, ed era proprio a Forlì. Ovviamente di fare l’interprete o la traduttrice non me ne fregava molto, ma andai al test di inglese per farli felici, sicura che non sarei mai passata. Il test consisteva in due prove separate che bisognava passare entrambe. Io ricordo poco, a parte la domanda “where do R.E.M. come from?” Non potevo certo sbagliare queste domande! Comunque alle fine non so perché o percome, fui ammessa con 18/30 + 24/30. Praticamente un calcio nel sedere. Però ero dentro!

Ed ecco che il delirio di onnipotenza mi assalì di nuovo: ero troppo figa, niente e nessuno mi poteva fermare nella mia corsa verso…boh, chi aveva idea di cosa volessi fare poi…?

Per farla breve, all’università scoprii che non sapevo una cippa di tedesco (lingua I data 3 volte) ma nemmeno di inglese (lingua I data 5 volte! Con tanto di incubi e tachicardie). Quanto sangue ho sudato i primi due anni lo so solo io! Quella scuola malefica!! 🤬 Ho resistito solo perché 1) non sapevo che altro fare 2) odio arrendermi 3) non potevo deludere la mia famiglia.

Verso la fine del secondo anno ho cambiato il mio approccio alla scuola e finalmente ho cominciato ad avere qualche soddisfazione. Il terzo anno fu buono e il quarto andai a BONN in Erasmus, dove feci 12 esami in 10 mesi per avere 4 voti. Da spararsi. Ma almeno furono 10 mesi molto produttivi sia per il mio tedesco che per la mia crescita personale (avevo perso mio padre il 4 marzo, mentre io ero in Germania, e solo una gran resilienza mi ha permesso di trasformare il dolore e la rabbia in qualcosa di produttivo e utile).

Quindi in pratica sono in mezzo alle lingue straniere dal 1996…con l’inglese al primo posto, poi il tedesco e il francese. Quindi il mio livello dovrebbe essere quasi madrelingua no?

Macché!

Ho sempre studiato le lingue a modo mio. Quando gli altri studiavano le regole grammaticali sul libro io non avevo nemmeno comprato il libro. Mi sono sempre rifiutata di imparare le cose a pappagallo e la teoria linguistica non l’ho mai sopportata. Ecco perché non avrei mai potuto fare l’insegnante (oltre al fatto che mi manca la pazienza). Studiare le lingue fine a se stesse mi ha sempre fatto schifo. Tanto che senso aveva? Mica diventavo inglese o tedesca? Io ero sempre io, capace di comunicare, di essere fluente e di capire culture diverse, ma che necessità avevo di imparare una lingua così bene da parlare con accento figo e scrivere da accademica? A parte che mi sono sempre vergognata e rifiutata di fare l’accento perfetto, perché mi sembra di fingere di essere qualcun altro e soprattutto ho imparato che agli stranieri non interessa che noi parliamo col loro accento! Anzi, dopo anni all’estero in cui mi sento dire: “don’t lose your accent because it’s beautiful!”, “we love it!”, mi rendo conto sempre di più che questa maledetta voglia di perfezionismo che la maggior parte della gente ha (colpa della scuola e della pressione da parte della società) non fa altro che intaccare e corrodere la parte più vera e spontanea di noi. Guardate che essere perfetti è la bugia più grande che ci raccontiamo per (credere di) essere felici! La perfezione è noiosa, rende antipatici e non garantisce la felicità o il successo.

Nemmeno usare termini anglosassoni perché non ci va di usare quelli italiani rende più fighi. Al contrario, impigrisce il cervello. Un conto è farlo ogni tanto per ridere, ma quando diventa un’abitudine bisognerebbe farsi qualche domanda.

La nostra madrelingua fa parte del nostro essere e non va dimenticata o snobbata. È preziosa perché solo quando parliamo la nostra lingua possiamo dire di essere noi stessi al 100%. Le sfumature, i giochi di parole, i sensi nascosti, i toni. Siamo noi. Le altre volte ci adattiamo, a volte recitiamo, cambiamo la voce, il modo di muoverci e di parlare. Solo i bilingui possono avere tutto questo al quadrato, anche se è vero che per loro ci sarà sempre una lingua predominante. Ma sono gli unici che possono veramente sfoggiare questa doppia personalità senza risultare odiosi.

Lo so che la maggior parte di voi non sarà d’accordo con quello che ho scritto, ma è il mio pensiero e non voglio certo condizionare o giudicare nessuno. Per fortuna siamo tutti liberi di essere diversi.

Quindi spero che nessuno si sia offeso 🙏