E’ raro che io scriva o parli di bambini. Non perche’ sia cosi’ insensibile e arida, ma principalmente perche’ penso che alla maggior parte delle persone non interessi molto come argomento.

Chi non ha figli generalmente non e’interessato a sentirne parlare, e spesso per compiacerci mette su la sua espressione migliore e fa domande di circostanza, (di cui ovviamente non gliene frega niente), ma magari siccome e’ educato finge curiosita’.

Chi ha figli (perdonate il cinismo e la generalizzazione) di solito si interessa solo dei suoi o se chiede lo fa per curiosita’ o per fare paragoni coi suoi. Perdonatemi, ma io ho veramente pochissimo interesse a parlare di figli, a leggere post su come fare i genitori o cosa fare per rendere un bambino felice e realizzato. Non e’cattiveria, ma proprio non sento la necessita’ di parlarne ne’ di paragonare la mia esperienza a quella degli altri. Ho anche poca tolleranza verso gli altri genitori, se proprio devo essere schietta e sincera. Il motivo principale? Perche’ 8 volte su 10, quando si e’ in compagnia di altri genitori, si finisce per parlare di figli, delle “enne” attivita’ sportive che fanno, di come vanno a scuola, di cosa mangiano etc. E a me, scusate, ma non interessa. Ecco perche’ se posso giro con gente senza figli o piu’ giovane di me. Per parlare di altro.

Non ho mai raccontato molto delle mie maternita’, ne’delle mie ansie, gioie ed emozioni, ma oggi vorrei dedicare questo post a Isabella, che compie 12 anni ed e’ ormai una teenager. Magari Isabella un giorno lo leggerà e così avrà un motivo in più per essere imbarazzata da sua madre 😁.

Nel (ormai lontano) 2006 ho avuto la fortuna di essere fra quelle madri che dicono “cominciamo a provare a vedere se rimango incinta, che tanto ora che succede passano un sacco di mesi” e che invece sono rimaste incinta al secondo giro. Io volevo fare una cosa “fancy” e rimanere incinta mentre ero in Australia in vacanza (che faceva piu’ figo), invece Isabella ha aspettato il mese dopo ed e’ voluta “capitare” a Cervia. In realta’, col senno di poi, sono stata abbastanza felice di non essere rimasta incinta durante il mio viaggio fra Malesia, Corea del Sud e Australia, perche’ ho mangiato cibi nelle peggiori bettole di Kuala Lumpur, carne cruda, sushi, verdure e frutta non lavate, e ho bevuto Dio solo sa quanti alcolici. Poi mi ero pure messa in testa che con tutti quei voli e controlli di sicurezza mi ero anche presa una valangata di radiazioni e quindi, insomma, e’ andata meglio cosi’!

Ad appena 26 anni non avevo molto idea di cosa volesse dire essere incinta. Avevo cominciato a leggere qualche cosa su Google, ma alla fine ho lasciato perdere perche’ mi trovavo tutte le complicazioni del mondo e tutte le malattie possibili ed immaginabili. E quindi, pur avendo qualche ansia, ha vinto la parte giovane ed incosciente e mi sono affidata al consultorio per spendere il minimo insispensabile, ho fatto solo le 3 ecografie obbligatorie in 9 mesi e nessun esame a parte quelli di routine.

Alle persone ho detto che ero incinta quando ormai non potevo piu’ nascondere la pancia, ovvero quasi al quinto mese. Mi scocciava far sapere il mio stato, volevo evitare i commenti, gli sguardi, le attenzioni. Volevo solo essere lasciata in pace. All’ecografia morfologica l’ecografo mi disse che sembrava una femmina. Ricordo che ci rimasi un po’ male perche’ volevo un maschio. Ma vedevo il suo profilo delineato sullo schermo e mi sembrava carina, e ho pensato che magari sarebbe stata una bella bambina. Alex ne era gia’ sicuro (l’ottimista in lui) e subito ha deciso di chiamarla Isabella. Io invece dentro di me pensavo gia’ ai bulli a scuola che la chiamavano Isabrutta se veniva fuori poco carina. Ma si sa che io sono sempre negativa e mi preparo sempre al peggio.

All’ecografia del settimo mese l’ecografo esclama: “Ma che spalle larghe ha sta bambina!” Al che io ho pensato: “ma come cacchio faccio a farla uscire ora???”. Panico. Ma ho mantenuto il mio sangue freddo, pensando che milioni di donne ogni giorno partoriscono, perche’ non ce la dovevo fare io?

“Signora (gia’darmi della signora a 26 anni…vabbe’…) vuole fare l’epidurale?” .

“No grazie, faccio naturale. Odio gli aghi”.

Si’ perche’ sembra assurdo, ma la parte che mi faceva piu’ paura del parto era…la flebo che ti mettono nella vena del dorso della mano. Chiaramente mi basavo su paure derivanti da cose conosciute. E l’idea mi dava i brividi. E figuriamoci se mi faccio mettere un ago enorme nella schiena!! Non esiste. Poi mi ripetevo la storia del milione di donne che partorisce ogni giorno e non potevo essere certo la fighetta che si fa dei problemi, no?

Arriva il 16 gennaio, sono le 18.30 circa, io mal di pancia che mi sembra di morire, vado da Alex e dico che sicuramente devo andare all’ospedale a partorire, e di sbrigarsi che secondo me ci metto pochissimo! Lui si prepara, mettiamo la borsa in macchina (borsa fatta alla cazzo tre sere prima ovviamente) e andiamo all’ospedale. Mi fanno il tracciato, poi mi visitano.

“Signora (aridaje!!), qua siamo lontani anni luce! Vada a casa e si rilassi!”.

Li volevo uccidere. Gia’ mi dicono di rilassarmi e io ODIO chi mi dice di rilassarmi. Stavo malissimo!! Dovevo liberarmi di questa pancia enorme!! Come e’ possibile che quelle non erano ancora le contrazioni buone?? Io stavo gia’ morendo cosi’…cosa dovevo aspettarmi?? Oddio…
Avevo contrazioni forti ma non regolari ed ero chiusissima. Quindi torno a casa, mi viene fame e ceno con pesce impanato, maionese, fetta di limone e insalata. Poi mi stendo sul divano a soffrire in silenzio. Cosi’ per diverse ore. Intanto Alex va a dormire tranquillo, mentre io non ci riesco, cosi’ mi alzo e mi metto a guardare Marzullo in tv. Passano altre ore e ad un certo punto mi faccio forza e sveglio Alex:

“Ehm…non per scocciare eh, ma io sto un po’ piu’ malino di prima…magari torniamo all’ospedale?”.

Arrivati la’ mi rifanno il tracciato, misurano le contrazioni e mi visitano. Si sta muovendo qualcosa, ma sempre con grandissima calma.

La faccio breve ora:

“Signora, quale stanza sceglie per il parto? Abbiamo libere la rosa, la gialla e la blu. Visto che e’ una femmina direi rosa ok?”.

“No, blu, grazie!” (fanculo tu, il rosa e i luoghi comuni!).

Mi metto “comoda” e finalmente cominciamo le danze. Dopo 16 ore di travaglio e 1 ora e mezzo in sala parto (con tanto di spinta tipo mossa di Wrestling sulla pancia da parte della ginecologa per fare uscire Isabella), eccola li’, sta specie di coniglio spelacchiato, tutta paonazza, con quattro ciuffi spelacchiati biondicci in testa e veramente poco bellina (e io che penso: lo sapevo che non dovevamo chiamarla Isabella, ora la prenderanno in giro tutta la vita!!). Sembrava che avesse finito una gara di pugilato e che avesse incassato solo colpi in faccia. E tutti a dirmi come era bellina?? E io che pensavo fra me e me “ma dove ce li avete gli occhi? A me pare proprio brutta, poverina…”. Poi pensavo che lo dicevano soltanto per dire o per fare i carini e mi veniva ancora di piu’ il nervoso!

Vado per alzarmi per andare in bagno e arriva l’infermiera che mi ferma e mi dice di aspettare, che mi regge lei. E io:

“No, ma guardi che non ho mica nessun problema ad alzarmi da sola, si figuri!”

Ovviamente non mi hanno retto le gambe e sono caduta sul pavimento come una pera cotta! Avevo sottovalutato il mio livello di energie post-parto e la mia inesistente forza nelle gambe dopo tutte quelle ore…e volevo fare l’eroina, diciamocelo dai!

Isabella era stata nominata “il gigante” dal reparto maternita’ perche’ era il secondo neonato piu’grande: 4 chili e 105 grammi per 55 cm di lunghezza. L’altro neonato era 4 chili e 300 grammi, nato col cesareo. Io mi sentivo molto “Vichinga” per essere riuscita in modo naturale…ma se penso che mi ci sono voluti 6 mesi per rimettermi compleatmente a posto, mi sa che col cesareo sarebbe stato piu’ semplice.

Ora che era nata io non sapevo letteralmente cosa fare e soprattutto mi chiedevo cosa fosse questo famoso istinto materno di cui parlano, visto che a me non sembrava proprio di averlo. A me e’ arrivato dopo diversi mesi. Avevo troppi “problemi”, fra l’allattamento che all’inizio era un tormento, le ferite da rimarginare, il fastidio per tutto, la tiroide
impazzita (regalo di Isabella: Tiroidite di Hashimoto post-parto al sesto mese di vita. Allegria…).

Non ho mai avuto la smania di prendere in braccio i neonati degli altri, quindi non sapevo nemmeno come tenere lei. Per fortuna non era piccola e fragile, e cosi’ ho potuto “sperimentare” diverse “prese” senza aver il terrore di romperle qualcosa! Mi ricordo la prima notte in ospedale, Isabella piangeva e io non capivo cosa volesse ancora da me! Alla fine la mia compagna di stanza, che era al secondo figlio, mi chiese se le avevo cambiato il pannolino. Ovviamente io non sapevo nemmeno come metterlo un pannolino, e quello che aveva su glielo aveva messo l’ostetrica. Devo aver guardato l’altra mamma con un’aria cosi’ smarrita che lei ha preso Isabella e l’ha cambiata per me (e poverina…ne aveva proprio bisogno!).

Con Isabella e’ stato come andare a scuola. Ogni giorno imparavo cose nuove e cercavo di diventare una madre decente. Ho fatto anche qualche cappella non da poco, tipo lasciarla sul fasciatoio un istante a 4 mesi, per poi ritrovarmela caduta dentro l’ultimo cassetto (sono stata sotto shock per diversi minuti)…oppure come quella volta che l’ho lasciata che dormiva nel lettino (aveva 6 mesi) per andare un attimo in bicicletta a ritirare degli esami al CUP (!!!!). Vi prego, non denunciatemi…ormai sono passati tanti anni, con Maxi non mi sarei mai sognata di fare certe cose! Ero inesperta, un po’ incosciente, senza le tipiche ansie da madre. Mi pento!!!!!

La buona notizia e’ che Isabella e’ sopravvissuta ed e’ venuta su una bambina curiosa, indipendente, coraggiosa, stoica. Non piangeva mai per il dolore. Una volta a 3 anni aveva il virus gastro-intestinale e si e’ alzata da sola per andare in bagno a rimettere, senza dire niente a noi. Mi sono alzata solo perche’ho sentito un rumore e l’ho trovata li’ che puliva. In silenzio. Mi sono sempre stupita della sua indipendenza e del suo voler fare tutto da sola e senza essere “di intralcio”. E’ nata cosi’e forse ha sviluppato questo suo essere anche per colpa (o merito?) mia che non le sono mai stata addosso, non l’ho mai aiutata tanto e l’ho lasciata molto a se stessa.
Che sia testona poi, non c’e’ mai stato dubbio. Come quella volta che stava imparando ad andare in bici, e all’ennesima caduta ha preso a calci la biciletta urlando: “stupida bicicletta!”. Poi stizzita l’ha inforcata di nuovo ed e’ ripartita, senza cadere piu’. Tutto da sola chiaramente.

Non ama le attenzioni, ne’ che la gente le stia addosso. Non ama dare dimostrazioni di troppo affetto, non parla molto delle sue cose, non si confida. All’ apparenza sembra fredda e persino un po’ cinica (crescendo si vede sempre di piu’…chissa’ da chi avra’ preso??? 😂), sembra disinteressata alle cose e alle persone, ma in realta’ e’ un’ acuta
osservatrice, ascolta tutto e ha una memoria per i dettagli che e’ strepitosa! Ha un animo sensibile, ma lo cela dietro una corazza spessa come un guscio di tartaruga. Bisogna saperla leggere e rispettare. Mai forzarla. Fa il contrario (come me!). Ogni giorno che passa penso a quanto mi ha fatto maturare, a quanto mi ha insegnato e mi insegna ancora. Spesso e’ anche piu’ matura di me (ok e’ vero che io sto regredendo ai 20 anni ultimamente 🙄😄) e raramente siamo d’accordo su qualcosa. Siamo molto diverse ma complementari. E tanti suoi atteggiamenti sono i miei…a volte anche piu’ accentuati.

Messaggio per Isabella se e quando mi leggerai:

Izzy, stai diventando una ragazzina e sono fiera di te per quello che sei. Ti auguro di essere sempre te stessa, di non scendere mai a compromessi con nessuno se non ne sei convinta, di mantenerti forte, indipendente e innamorata della vita.
Grazie per avermi fatto diventare mamma e per la pazienza e la sensibilita’ che hai con me. Sei la prima cosa piu’ bella e giusta che ho fatto nella mia vita, e per questo sarai sempre la mia numero 1!
Ti voglio bene!❤