Si sa che gli anglosassoni sono in media un popolo educato. Praticamente non fanno niente senza tremila “please” e “thank you” e, oltre a “dare educazione”, ne pretendono altrettanta in cambio. Fin da piccoli vengono istruiti su come essere gentili, su come sorridere in presenza di altre persone anche quando sono tristi, su come mascherare le delusioni e le amarezze con un bel “stiff upper lip”, un sorriso di convenienza, un irrigidimento di chiappe e spalle e un po’ di “aplomb” che non guasta mai. I genitori anglosassoni quando sgridano i figli non urlano e sbraitano come noi mediterranei. No, loro riescono generalmente a mantenere un tono di voce piuttosto basso, a scandire le parole, e addirittura a sgridare con un “No, sweety, not like this…would you mind putting that stick on the ground, it’s not nice to wave it like that, sweetheart…”. Sì, ma sweety stava per accecare il suo compagno di giochi! Cioè, ci immaginiamo la stessa scena in Italia? La madre di sweety che cambia colore e con gli occhi iniettati di sangue lo prende per un braccio e lo strattona fino a fargli cadere di mano il bastone, mentre urla e sbraita, minacciandolo di tenerlo senza tablet per una settimana. 

Io non so come facciano gli anglosassoni a mantenere sempre la calma, almeno all’apparenza. Deve essere frutto di un’evoluzione genetica o della società in cui vivono…non so…ma a me sembra impossibile non mandare a cagare apertamente qualcuno che mi fa arrabbiare! Cioè, diciamo che ogni tanto un po’ di diplomazia non guasta nei rapporti sociali, ma a volte restare calmi è un vero e proprio esercizio di autocontrollo difficilissimo. Io mi sono resa conto che invecchiando ho meno paura di dire quello che penso e meno voglia di apparire carina e gentile quando non mi va.

E ho meno pazienza.

Come quella volta che stavo uscendo dal parcheggio del centro sportivo. Fu un’esperienza a dir poco surreale. Stavo guidando lungo una stradina del parcheggio che giungeva ad uno svincolo che permetteva di andare a destra o a sinistra. Io dovevo andare a destra e siccome c’era una fila interminabile di auto che doveva svoltare a sinistra, ho fatto una manovra un po’ azzardata, superando la fila per portarmi avanti e invadendo così per un attimo la corsia opposta. Il fato ha voluto che in quell’ istante giungesse il BMW rosso di un “soccer dad” (variante maschile frustrata della “soccer mum“, che gira tutto il giorno in SUV per portare i figli avanti e indietro). Costui non ha gradito la mia manovra e, anziché mandarmi a cagare con un gesto e lasciarmi passare, si è piazzato di fronte a me bloccandomi il passaggio. All’inizio pensavo che non lo facesse apposta, ma poi mi sono resa conto che questo idiota stava bloccando letteralmente il flusso di auto di entrambe le corsie per provare a me che ero nel torto! Per darmi una lezione con la tattica della non violenza (fisica…perché psicologica lo era eccome!). Io non credevo ai miei occhi! Non solo ha tolto le mani dal volante e si è messo a braccia conserte, ma mi guardava con aria di sfida ma allo stesso tempo da Santone o monaco Buddista, come per dire “ti ho sgamata e ora ti insegno la lezione, ma non mi arrabbio perché io ti sono superiore e tu ti devi sentire una merdina senza che io te lo dica!”. Dopo quasi 10 minuti in cui io lo guardavo incredula e gli facevo segno di spostarsi e di essere ragionevole, mentre lui imperterrito continuava a starsene lì, ho fatto una manovra per cui ho aggirato la sua auto, passandogli talmente vicino che ho pregato i Santi di non toccargli lo specchietto, ma per passare sono dovuta salire su una parte di aiuola limitrofa, e finalmente sono riuscita a sbloccarmi. Mentre gli passavo a fianco, la parte NON ZEN di me ha avuto il sopravvento e così ho tirato giù il finestrino e gli ho gridato in Italiano: “vaffanculo testa di cazzo!” E gli ho anche fatto il dito medio (che almeno è internazionale)”. Ci credete che non ha detto bao? Non un’espressione sul volto (macché volto, faccia da culo!) Non un gesto.  Zero reazioni. Ok che non avrà capito cosa gli ho detto, ma la mia faccia penso parlasse tutte le lingue. Io dovevo essere rossa o viola dalla rabbia e sarei scesa e giuro che l’avrei pestato a sangue! Gliene avrei dette anche di più…ma quando ho ripreso un po’ di lucidità mi sono ricordata che avevo mio figlio dietro, che sgranando gli occhi mi fa: “mamma, ma hai detto una parolaccia!?

In quel momento mi sono sentita di fare il genitore diseducativo: gli ho detto che se qualcuno gli fa un torto, va bene arrabbiarsi e a reagire (entro certi limiti ovviamente) perché tenersi tutto dentro non fa bene alla salute.

Buoni ed educati sì…ma coglioni no! E quando ce vo’ ce vo’!